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martedì 22 febbraio 2011

L'Isola di Arturo

Dal nostro ultimo incontro ho terminato L'Isola di Arturo.
Al centro del romanzo sta la dimensione della favola, del racconto. L’ adolescenza di Arturo Gerace è raccontata nei toni di un’impresa avventurosa, di una conquista quotidiana di un posto fra gli eroi della Storia, di un’ardua lotta per l’affermazione del proprio valore. A creare questo clima di fascinosa avventura concorre soprattutto la figura del padre idealizzato: Wilhelm ,che periodicamente torna a Procida per poi lasciarla misteriosamente diretto chi sa dove. Il figlio lo immagina come il più grande dei condottieri e fantastica sperando ,un giorno, di poterlo aiutare a compiere le sue grandi imprese. E’ da qui che parte la crescita di Arturo, da un atteggiamento di devozione-emulazione nei confronti di un padre scostante, ma anche dal rapporto con la sua isola, terra prediletta, luogo incontaminato, rigoglioso, pieno di colori e sapori mediterranei. La Morante scandisce il percorso di maturazione del giovane protagonista, raccontandone la vita sin dalla nascita, ma concedendo spazio di gran lunga più ampio agli anni dell’adolescenza, oggetto privilegiato della sua “indagine”. Arturo cresce soprattutto tramite l’incontro con Nunziata, matrigna-coetanea, verso la quale il ragazzo nutre sentimenti contrastanti fino poi a scoprirsi di lei innamorato e, ancora, tramite la scoperta dell’omosessualità del padre e dei suoi torbidi viaggi al Penitenziario di Procida. L’amore per Nunziatella e la caduta del mito paterno (nonché l’iniziazione sessuale con una giovane isolana) sanciscono il passaggio dalla fanciullezza alla virilità, e questo non può che essere suggellato da un allontanamento finale dall’isola e un avvicinamento alla Storia, fino ad allora esclusa dal romanzo (la partenza per la guerra).
A seguire ho continuato con la lettura dei miei giallisti svedesi , protagonista l'ispettore Martin Beck, in una Stoccolma corrotta, fredda oppure insolitamente torrida.
Arrivederci a GIOVEDI' 24.
Gloria