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domenica 29 novembre 2009

Letture di novembre

In attesa del nostro incontro di lunedì vi racconto le mie letture di novembre, le prime due ve le avevo già anticipate lo scorso incontro.
Nagib Mahafuz, premio Nobel 1988, è un importante autore della letteratura araba, testimone della vita politica, sociale, religiosa ed intellettuale dell’Egitto. Per lui la moralità individuale è inseparabile dalla moralità sociale, non possiamo salvarci da solo, ma il destino do ognuno di noi è inscindibile da quello degli altri. Non lo conoscevo assolutamente e mi sono imbattuta in questi suoi due romanzi per caso. Si tratta di due romanzi di ambientazione storica , scritti molto bene ed in cui è importante saper cogliere altri aspetti oltre quelli narrativi e descrittivi. In “La maledizione di Cheope” la tematica dominante è quella dell’ineluttabilità del volere degli dei : nessuno, nemmeno il Faraone, può opporsi ad esso e tutte le sue azioni non potranno comunque contrastare il destino. “La battaglia di Tebe” è ancora più interessante, nel XVI secolo a.C. l'Egitto fu teatro di un capitolo appassionante della storia: la battaglia di Tebe, attraverso la quale il faraone Ahmose liberò la sua terra dall'invasione e dal potere degli Hyksos che erano durati moltissimi anni. Ebbe così inizio il Nuovo Regno che permise all'Egitto di tornare ad essere una potenza di primo piano. L’Autore stesso spiega la motivazione del romanzo: “Tutti conoscevano le vicende della dominazione degli Hyksos, ma nessuno sapeva in quale modo ce ne fossimo liberati, nel 1580 avanti Cristo. Io cercai di indicare come fu vinta una battaglia che, simbolicamente, poteva anche essere quella contro gli inglesi”. Attraverso l’eroica battaglia degli egiziani per cacciare gli Hyksos, stranieri invasori, in realtà Nagib Mahafuz vuole denunciare e condannare la lunga, umiliante occupazione britannica del suo Paese.
Ho poi letto “Storie di una dolce terra” di E.L. Doctorow, considerato uno tra i più importanti narratori statunitensi contemporanei (credo che lo conosciate per “Ragtime”). Non lasciatevi ingannare dal titolo della raccolta o da quello dei singoli racconti (uno per tutti “La casa nella prateria”: di dolce ed idilliaco non c’è proprio niente. Si tratta di cinque racconti che descrivono in cinque modi diversi il fallimento del sogno americano all’alba del terzo millennio. Ciascuno dei personaggi ha un sogno da realizzare in una Terra che, apparentemente dolce, si dimostrerà invece solamente amara. E’ interessante come ogni racconto si apra in un modo completamente diverso rispetto al finale: durante lo svolgimento del racconto tutto viene ribaltato ed ogni personaggio si rivela nella sua fragilità ed amoralità fino al finale descritto con cinismo e realismo. Veramente interessante.
Vi anticipo anche cosa ho in programma per dicembre: un ritorno a due antichi amori. Pensavo di leggere “Emma” di Jane Austen e “Donna per caso” di Jonathan Coe.
A lunedì, sono curiosa di sapere le vostre impressioni su “Un albero cresce A Brooklyn”.
Rosa

martedì 3 novembre 2009