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sabato 18 agosto 2012

Letture estive

  Care amiche, Gloria nel suo post ha centrato quale era il mio giudizio sui libri che avevo letto. "Mr Gwyn", il libro di Baricco, pur essendo scritto molto bene e partendo da un'idea originale (quella di uno scrittore che "dipinge" con le parole dei veri e propri ritratti delle persone che posano davanti a lui facendoli avvicinare a quella che è la loro realtà più profonda) non mi ha saputo prendere nè emozionare. Sarà un problema mio con questo autore! Diverso il libro di Franco Di Mare, una scrittura non letteraria, ma più da giornalista, come è d'altra parte l'Autore, che con molta semplicità racconta una storia vera, quella dell'amore a prima vista di un inviato di guerra con una bambina. E' la sua storia e questo trapela in tutto il libro. Fa da sfondo la guerra nella ex Jugoslavia descritta con tratti significativi. Ho ritrovato nelle sue descrizioni quanto ho provato lo scorso anno quando, durante un pellegrinaggio a Medjugorje, sono stata a Mostar. Tutto è ormai ricostruito materialmente, ma una città dove convivevano pacificamente e in modo anche originale più religioni adesso è ancora divisa e ci sono sempre quelli che stanno "dall'altra parte". Una distesa di croci sulle colline e nei giardini della città testimoniano tutto l'orrore che c'è stato. Bellissimo "Avevano spento anche la luna" dove l'Autrice racconta, prendendo spunto da vicende realmente accadute, la tragedia del genocidio in Lituania da parte di Stalin. Non è certo un libro da ombrellone, ma lo consiglio perchè credo che sia importante mantenere la memoria di questi avvenimenti sia per rispetto verso le vittime sia per ricordarci come è facile per l'uomo cadere nella barbarie. Questo è poi un capitolo di storia che io ad esempio non conoscevo assolutamente. E' un libro scritto molto bene, che ti prende dalla prima pagina fino alla fine. La narrazione è in prima persona, ma gli avvenimenti del presente vengono messi a stridente confronto con  racconti sereno passato che li rendono ancora più tragici. Pur nella crudezza del racconto l'Autrice non indulge nel voler  suscitare  nè raccapriccio nè pietismo, ma vera "compassione" e invito comunque alla speranza, trovando briciole di umanità anche in questo orrore. Non perdetelo! 
Dopo il nostro incontro, oltre agli ultimi libri che mi erano rimasti da leggere del Commissario Montalbano, una vecchia conoscenza e, per me, una novità.
La vecchia conoscenza è Jonathan Coe con il suo "Questa notte mi ha aperto gli occhi". E' la terza opera di questo Autore e quindi rivela dei tratti ancora di immaturità: niente a che vedere con il livello di altri romanzi successivi e quindi non è certo il libro adatto per avvicinarsi a questo scrittore, ma per chi ha letto molte sue opere può valere la pena per conoscerlo meglio. Già si vede la capacità di scrittura capace di coinvolgerti, l'utilizzo sapiente del flash-back, l'ironia, il mettere a nudo il disagio di una generazione incapace di comprendere la propria identità e di dar seguito ai propri sogni. Il filo conduttore è la musica, ma con una serie di descrizioni tecnicistiche che, per chi come me conosce giusto le sette note, impossibili da seguire e quindi costantemente saltate nella lettura. Nel finale purtroppo si perde completamente e mi sembra decisamente tirato per i capelli. La novità è Marco Malvaldi e le sue inchieste ambientate sul litorale tra Livorno e Pisa nell'immaginaria Pineta (ma per chi conosce i luoghi è facile capire quale è il vero riferimento). Io ho letto il suo primo libro "La briscola in cinque" e devo dire che è stata una lettura divertente. Non è un  vero romanzo giallo (io ho capito subito il colpevole, gli indizi non erano riportati in modo corretto, etc), ma l'inchiesta è più che altro la scusa per raccontare lo spaccato di una società. Siamo, a mio avviso, lontani anni luce da altri Autori che raccontano ambientazioni: senza riprendere il solito Camilleri, pensavo anche a Marco Vichi e Andrea Vitali; inoltre la scrittura non è eccezionale, basata fondamentalmente sul dialogo serrato, e il racconto è spesso infarcito di stereotipi (il calabrese duro di comprendonio, il livornese catena d'oro e gilet di pelle sul torace nuodo, etc). Comunque, nonostante questo, per passare alcune ore, il libro si legge facilmente e piacevolmente. Il  "barrista" Massimo, ma soprattutto i vecchietti del Bar Lume, nonno Ampelio, Aldo, il Rimediotti e il Del Tacca, sono delle vere e proprie figure che con le loro battute in vernacolo non possono fare a meno di farci sorridere e in questo periodo non è comunque poco.
 A lunedì. Rosa