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venerdì 23 dicembre 2011

La zia marchesa

E' il titolo del secondo romanzo di Simonetta Agnello Hornby, che con la Mennulara e Boccamurata costituisce una vera e propria trilogia.
Il romanzo è ambientato nella seconda metà dell'ottocento in Sicilia, nell'ambiente dell'aristocrazia terriera. La società è in preda a profondi mutamenti: il crollo del regno borbonico, la vendita dei beni ecclesiastici, il potere progressivamente assunto dalla mafia indeboliscono progressivamente la stessa aristocrazia. In questo contesto si svolgono le vicende di Costanza Safamita, figlia prediletta del barone Domenico, odiata peraltro dalla madre Caterina.
La voce narrante è quella di Amalia Cuffaro, la balia, che si alterna alla narrazione in terza persona. Costanza, prescelta dal padre per ereditare e gestire gli averi di famiglia, è costretta a cercare marito e si innamora di Pietro, nobile spiantato e poco o nulla attratto dalla moglie, che tuttavia sposa per necessità. Attraverso la difficile relazione col marito Costanza crescerà e acquisterà una nuova consapevolezza.
All'inizio di ogni capitolo l'autrice inserisce un proverbio siciliano; il siciliano, dice la Hornby, è la lingua della tenerezza, della rabbia e della saggezza, una lingua intima e domestica.

Prossimo incontro il 27 Gennaio 2012. Buon Natale Buon Anno!

domenica 11 dicembre 2011

Non tutti i bastardi sono di Vienna

Carissime, oggi vi propongo invece alcune riflessioni su un altro libro molto bello che ho letto in questo periodo, “Non tutti i bastardi sono di Vienna”, vincitore del premio Campiello di questo anno. Di solito sono un po’ prevenuta verso i vincitori dei premi letterari perché molte volte sono rimasta fortemente delusa, ma anche questa non è una regola assoluta, il titolo era intrigante e soprattutto la casa editrice era Sellerio, per cui non ho potuto fare a meno di acquistarlo. Una scelta giusta perché il libro è veramente bello, vale la pena leggerlo. Non conoscevo l’Autore, Andrea Molesini, per cui mi sono documentata e vi riporto quello che ho trovato : è docente all'Università di Padova di Letteratura Italiana Contemporanea, è uno degli autori per ragazzi più conosciuti e tradotti, ha curato e tradotto opere di poeti americani come ad esempio Ezra Pound. Insomma, anche se questo è il suo primo romanzo non è uno sprovveduto e questo si sente nella scrittura bella e scorrevole, nella capacità di coinvolgere il lettore e di non essere banale. Trattandosi di un romanzo storico ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, in particolare tra il 1917 e il 1918, tra la disfatta di Caporetto e la battaglia del Piave, era facile cadere nella retorica e negli stereotipi: Molesini invece a mio avviso è riuscito a essere originale, a partire dal titolo, ma anche nello svilupparsi del racconto. L’ambientazione non è rappresentata dalla trincea, ma da una villa signorile, Villa Spada, che trovandosi nelle vicinanze del fronte viene proiettata violentemente all’interno della guerra attraverso la requisizione della casa da parte prima dell’esercito tedesco e poi di quello austriaco. Sono i vincitori che dettano la loro legge sul vinto e svegliarsi con il nemico in casa, pranzare con lui, diventare ospiti del nemico nella propria casa, imprime una forte spinta alla crescita di Paolo, il giovane diciassettenne, voce narrante del romanzo. Intorno a lui una bellissima galleria di personaggi, vividi e reali, il nonno Guglielmo che si finge scrittore continuando a battere i tasti della sua “Belzebù”, la nonna Nancy intelligente e coraggiosa , la zia Maria fiera e nobile d’animo, il misterioso custode Renato, la cuoca Teresa con la figlia Loretta, la sensuale Giulia dai capelli rossi, il parroco, i popolani, forse più lontani dal mondo dei signori rispetto ai nemici, il capitano Korpium e il barone von Feilitzsch. Drammi piccoli e grandi si susseguono in un crescendo di violenza perché ogni brutalità innesca una spirale difficile da fermare. La guerra viene vista in tutta la sua crudeltà e insensatezza, stravolge tutto, la vita dei popoli e la vita delle persone, dopo la guerra infatti niente sarà più come prima per nessuno. Il Piave in piena sarà l’ultimo baluardo di un impero, quello austro-ungarico, che sta per crollare, cambiando il volto dell’intera Europa. “Le vostre parole, generale, mi toccano davvero” disse la zia fra lo stupore di tutti “perché anche voi, come me, vivete in un mondo che non c’è più” . E’ la fine dei privilegi di un’aristocrazia secolare, l’avvento di nuove classi sociali, ma anche questo cambiamento non muterà l’uomo e alla fine già si palesa lo spettro di una nuova guerra. Anche Paolo, prima semplice spettatore, è costretto a crescere, a confrontarsi con la morte “Pensavo allo sfacelo della seconda armata, più che alla villa invasa, ripensavo a quel fiume ininterrotto di contadini e di fanti: i carri dei poveri, le auto dei generali, i feriti abbandonati nei fossi. Non avevo mai visto tanti occhi devastati dal terrore. Gli occhi delle donne con i fagotti al collo, fagotti inerti, e fagotti gementi; non riuscivo a credere che il dolore di tutto un popolo in fuga, a cui fino allora non mi ero reso conto di appartenere, potesse toccarmi così dentro, e diventare mio, il mio dolore”. Un romanzo di guerra? O forse di formazione? Un romanzo storico? Un affresco d’epoca? Forse tutte queste cose o forse un romanzo semplicemente sull’Uomo, sulle sue virtù come la dignità, la fierezza, l’eroismo, l’altruismo, il coraggio, ma anche sulle sue debolezze, le sue paure, la sua fragilità, che si trovano da entrambe le parti perché del resto non tutti i bastardi sono di Vienna. Ciao a tutte. Rosa

venerdì 9 dicembre 2011

Incontro natalizio

Ciao a tutte,

so che Rosa è ammalata e le faccio l'augurio di pronta guarigione; spero che almeno riesca a leggere, tanto per trovare un lato positivo nella malattia...

Ricordo che abbiamo fissato l'incontro per il 16; la proposta è quella di portare ciascuna un libro e scambiarcelo per regalo. Che ne dite? L'idea è di Grazia e a me sembra veramente simpatica!
A presto
Gloria

martedì 6 dicembre 2011

Pastorale Americana

Un libro interessante “Pastorale americana” di Philip Roth, un libro che forse dovrebbe però essere riletto con calma per coglierne gli aspetti più profondi, il rischio è altrimenti quello di fermarsi a una lettura che consente di rilevare solo quello che c’è in superficie. Premetto che non conosco Roth né ho letto gli altri due libri della trilogia sull’America per cui il mio commento, oltre che soggettivo come sempre, non può non risentire di questa carenza conoscitiva. Difficile anche identificare di cosa vuole effettivamente parlare l’Autore, sicuramente dell’America in un affresco che copre tre generazioni, dal primo novecento agli anni ’90 così come del sogno americano e del suo infrangersi, ma questa forse è la parte solo più evidente, ma non la più pregnante. Altri scrittori hanno a mio avviso descritto molto meglio questi aspetti e, così, a caldo, mi viene subito in mente ad esempio “Uomini e topi” di Steinbeck. Qui in realtà, al centro del romanzo, c’è sempre lui, lo Svedese. Già l’incipit, composto solo di due parole, “Lo Svedese”, ce lo svela subito. Roth attraverso il suo alter ego letterario, Nathan Zuckerman, descrive subito, nella prima parte del romanzo “Paradiso ricordato”, la sua storia. Lo Svedese, conosciuto da Nathan ai tempi della scuola, ha tutto per essere una figura unica ed eccezionale: è ebreo, ma si discosta fisicamente dagli stereotipi del tipico ebreo tanto a somigliare a un nordico, è bellissimo, ricco, brillante nello sport, amato da tutti. Cittadino modello si arruola nei marines, figlio modello rifiuta un contratto con una squadra importante per entrare nell’azienda del padre. Un matrimonio con una ragazza non ebrea, candidata al titolo di miss America, completa il quadro. Una vita semplice e comune, in linea con i valori americani. L’Autore cita un paragone letterario"La vita di Ivan Il'ic, scrive Tolstoj, (...) era stata molto semplice e molto comune, e perciò terribile . Forse. Forse nella Russia del 1886. Ma a Old Rimrock, New Jersey, nel 1995, quando tutti gli Ivan Il'ic vanno a frotte a mangiare al club dopo le buche del golf mattutino e, esultanti, si mettono a cantare: «Non potrebbe andar meglio di così», forse sono assai più vicini alla verità di quanto lo sia mai stato Lev Tolstoj. La vita di Levov lo Svedese, per quanto ne sapevo io, era stata molto semplice e molto comune, e perciò bellissima, perfettamente americana." Un vero mito lo Svedese per Nathan che continua a ricordarlo con gli occhi del bambino di dieci anni, ma che, a distanza ormai di molti anni, si ritrova invece deluso di fronte a un uomo invecchiato, con un divorzio alle spalle, tre figli di cui essere orgoglioso, una caricatura con un sorriso stereotipato con il quale non riesce ad avere che una conversazione banale e di cui si chiede se l’espressione sia “come un manto di neve che copra qualcosa o un manto di neve che non copre un bel niente”. Nathan opta per la seconda interpretazione, ma dopo poco tempo, a un raduno di ex compagni di scuola, descritto in modo mirabilmente feroce, tutto cambia e il passato lo cattura nel presente. Esplicito il riferimento a Proust, anche se l’analogia è, a mio avviso, strettamente superficiale e più che altro basata sugli elementi narrativi. Nathan assaggia un farinoso dolcetto della sua infanzia sperando che esso gli faccia lo stesso effetto miracoloso della famosa madeleine proustiana liberandolo così dalla paura della morte, ma invano “Mangiai, dunque, avidamente, ingordamente, non volendo limitarmi, nemmeno per un attimo, nel vorace accumulo di grassi saturi; ma senza avere, infine, la stessa fortuna di Marcel”. In quell’occasione apprende dal fratello che lo Svedese è morto ucciso dal cancro e che la sua vita, carica di certezze e di possibilità, era stata devastata molti anni prima dalla figlia Merry che a soli sedici anni era diventata una terrorista mandando in frantumi, oltre che l’ufficio postale e la vita di una persona, tutta la sua famiglia. La sua vita semplice, comune e quindi bellissima non c’è più, l’inganno è svelato. Nella seconda parte, “La caduta”, la narrazione passa dalla prima alla terza persona, Nathan si immedesima nello Svedese e il suo dramma e ne reinventa la storia. Sono tante le domande che lo Svedese si pone. Dov’è sua figlia? Che fine ha fatto? Soprattutto perché lo ha fatto? Dove hanno sbagliato? C’è la ricerca ossessiva di una causa perché deve per forza esserci una ragione perché le cose accadono. Se sei a posto, se ti comporti bene non può succederti nulla, ma invece le cose accadono e a volte senza alcun senso. "Ecco un uomo che non è stato programmato per avere sfortuna., e ancora meno per l'impossibile. Ma chi è pronto ad affrontare l'impossibile che sta per verificarsi? Chi è pronto ad affrontare la tragedia e l'incomprensibilità del dolore? Nessuno. La tragedia dell'uomo impreparato alla tragedia: cioè la tragedia di tutti." La terza parte, “Paradiso perduto” è dedicata alla celebrazione della pastorale americana, il Giorno del Ringraziamento che rappresenta probabilmente l’unica occasione nella quale i cittadini americani si sentono veramente uguali e si incontrano “per giunta sul terreno neutrale e sconsacrato, quando tutti mangiano le stesse cose…un tacchino colossale che le sazia tutte… Una moratoria sui cibi stravaganti, sulle curiose abitudini e sulle esclusività religiose, una moratoria sulla nostalgia degli ebrei, una moratoria su Cristo. Una moratoria su ogni doglianza e su ogni risentimento per tutti coloro che in America diffidano l’uno dell’altro.” Una celebrazione che di pastorale ha ben poco, non c’è alcuna armonia, quiete o amenità, tutto è dolore, rimpianto, perdita, violenza, inganno. La narrazione alterna la terza persona con un vero e proprio flusso di coscienza perché le domande nello Svedese che assiste alla completa disgregazione di quello che resta della sua famiglia lo martellano fino alla fine. Il mondo perfetto che ha costruito non esiste più, le persone che lo circondano non sono quelle che crede. Non a caso il romanzo si chiude con due domande senza risposta che l’Autore ci lascia “Ma cos’ha la loro vita che non va? Cosa diavolo c’è di meno riprovevole della vita dei Levov?” Lo Svedese è comunque andato avanti, si è rifatto una famiglia e ha cercato di mettere una pietra sul suo passato, rimettendo il coperchio sulla vita di menzogna che gli si era rivelata. Probabilmente senza riuscirci completamente e forse queste domande sono ritornate nella sua mente, come a Ivan Il'ic, quando sapeva di essere al termine della sua vita. Chissà se la pietà che Tolstoj concede al suo personaggio nel momento estremo è stata possibile anche per lo Svedese. Non lo sappiamo, i fatti non ci spiegano tutto e, a questa come alle domande precedenti, ognuno di noi può dare la sua risposta. Probabilmente non c’era niente di sbagliato, un sogno, e non solo quello americano è comunque un sogno, bello, ma tutti prima o poi dobbiamo fare i conti con la nostra “quota di infelicità”. Il difficile è comunque riconoscere che non siamo onnipotenti, che tutto quello che accade non dipende sempre da noi e che dobbiamo avere “compassione” per gli altri e anche per noi stessi. Forse quello che è mancato in questo mondo è proprio l’Amore, anche se “…Levov! Rima con …Love!”.

martedì 22 novembre 2011

Sia folgorante la fine

Messaggio per Grazia: ho trovato il titolo del libro di cui si parlava, scritto dalla madre del ragazzo ucciso in casa a Roma nell'80 per motivi politici, i cui assassini sono in libertà:
Sia folgorante la fine.
L'ho ordinato on line.
Ciao a tutte
Gloria

domenica 6 novembre 2011

Appuntamento al 1 dicembre

Carissime, vi ricordo che il prossimo appuntamento è per giovedì 1 dicembre.


Ho appena letto un piccolo romanzo di Francois Sagan: "Le piace Brahams?" storia di una donna alla soglia dei quarant'anni, innamorata di un uomo che non si vuole legare, che non le dà che briciole d'amore, che insomma la trascura e la fa soffrire. Conosce un giovane avvocato bellissimo, che si innamora perdutamente di lei, le dà tutta la tenerezza e la devozione che le manca, ma, ahimè, si sa, il mondo è delle canaglie e lei ritorna dall'altro, consapevole che sarà destinata a lunghe attese, delusioni, solitudine....



Libro degli anni '50, che anticipa la presa di coscienza della donna dei giorni nostri, ma che tuttavia descrive un rapporto di sudditanza donna/uomo purtroppo non ancora del tutto tramontato.

sabato 22 ottobre 2011

le nostre letture

Giovedì scorso si è parlato di tanti libri, le nostre ultime letture:


Un filo d'oro, di Simonetta Agnello Hornby, la villeggiatura di una nobile e illuminata famiglia siciliana in un piccolo paese;
Brodo di sassi, di Giovanni Petagna, racconta antiche ricette della cucina povera livornese;
Mar Morto, di George Amado: l'antico rapporto dei pescatori con il mare;
Pio IX, l'ultimo Papa re, di Andrea Tornielli;
Il sangue del Sud, di Giordano Bruno Guerri, rivisitazione del brigantaggio; l'autore è titolare del blog Sacri Palazzi;
Resurrezione, di Lev Tolstoj , capolavoro della letteratura russa, che affronta il tema del perdono; interessanti biografie di Cezanne, Van Gogh, Loutrec.

A proposito di pittura, si segnala a Pisa la mostra di Picasso al Palazzo Blu e a Seravezza un'originale mostra del Caravaggio, che pur non presentando le opere originali, ce ne fornisce la "mappa" con la loro ubicazione.

Personalmente ho letto Pastorale Americana, di Philip Roth. E' il ritratto di Lou Levov, lo Svedese, un uomo perbene, che sogna solo di lavorare, dare sicurezza alla sua famiglia, vivere serenamente nella sua città e nell'America che ama, fintanto che un drammatico evento mette in crisi tutto il suo mondo.
La storia del sogno americano e del disperato tentativo di continuare a credere nei valori, nelle certezze che ci siamo costruiti.
Buona lettura!!
Gloria

domenica 16 ottobre 2011

L'unità d'Italia

Care amiche, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, sto approfondendo un pò di storia del Risorgimento visto che le mie nozioni risalgono ai tempi del Liceo o a qualche romanzo dell'epoca o di ambientazione risorgimentale. Qualche mese fa, come vi avevo detto, ho letto "Il Regno del Nord" di Arrigo Petacco che con una narrazione discorsiva metteva in luce alcuni aspetti interessanti su questo periodo e che mi aveva spinto ad approfondire l'argomento. Ho letto quindi "Il sangue del sud, antistoria del Risorgimento e del brigantaggio" di Giordano Bruno Guerri che presenta una rilettura sul Risorgimento e sul brigantaggio sfatando diversi luoghi comuni post-risorgimentali come l'arretratezza del sud, il ruolo di salvatori dei Piemontesi e così via, mettendo in luce molti elementi che ci fanno capire meglio anche la storia dei nostri giorni. Il modo con cui fu affrontata la questione meridionale ha avuto conseguenze che si sono perpetuate fino a oggi e hanno influito sul divario economico, il fenomeno mafioso, le spinte federaliste, etc . Impressionante la parte relativa al brigantaggio, un fenomeno etichettato semplicisticamente come delinquenziale e che aveva invece radici più profonde e complesse e che fu in realtà la prima guerra civile italiana la cui repressione costò un enorme numero di vittime tra la popolazione del Sud. Sempre su questa scia ho letto "Pio IX, l'ultimo papa re" di Andrea Tornielli. Pio IX è un personaggio controverso e anche qui le mie conoscenze si limitavano a poche righe dei libri di scuola e a molti luoghi comuni. Mi avevano incuriosito le polemiche legate alla sua beatificazione da parte di Giovanni Paolo II e questo romanzo è capitato a proposito. Fra l'altro ho dovuto ordinarlo su internet perchè introvabile nelle librerie livornesi. Il libro è un'accurata biografia (grandissima la bibliografia che lo accompagna)molto interessante che, al di là degli scritti a senso unico, agiografici o anticlericali, ci fa conoscere, dall'infanzia alla morte, la figura di Giovanni Maria Mastai Ferretti, anche attraverso le sue stesse parole e i documenti da lui scritti. Un libro non semplice da leggere proprio per la quantità di documentazione inserita, ma estremamente interessante, in particolare gli ultimi capitoli relativi al periodo tra il 1848 e il 1881. La figura che emerge è soprattutto quella di un uomo con un profondo spirito religioso da inserire nel quadro politico, culturale e sociale dell'800 per comprenderlo meglio. Una cosa è comunque evidente, al di là dei giudizi personali, ieri come oggi la storia è scritta dai vincitori e quello che conosciamo è spesso una parte della verità, quella che vogliono farci conoscere. Il resto sarà solo il tempo a restituircelo, ma con difficoltà, dato che luoghi comuni e pregiudizi, una volta radicati, sono difficili da estirpare. Un caro saluto e a giovedì. Rosa

sabato 15 ottobre 2011

Libri...libri...libri

Care amiche, complici le vacanze estive e il fatto che sono ormai due mesi che non ci vediamo, ho molti libri di cui parlarvi. Non posso approfondirli più di tanto perchè sono veramente troppi, cerco però di darvi un'idea. Il primo libro che ho letto è stato “Mar morto” di Jorge Amado, un viaggio nel mondo dei pescatori di Bahia, un mondo di ingiustizie, di dolore e di povertà, ma ricco anche di passioni, in particolare per il mare a cui sono avvinti da un legame indissolubile. E il mare pervade tutto il romanzo, sembra di sentirne l’odore e il rumore ed è sempre presente, nel lavoro, nell’amore, nella morte. Religione, magia e paganesimo si intrecciano, in particolare nel culto verso la dea del mare Iemanjà, la Signora dei mari, dai cinque nomi e dagli infiniti volti che dona, solo a chi sceglie, la morte più dolce, perché “è dolce morire nel mare”. In questa atmosfera si snoda la storia di Guma, uomo del mare, e Livia, donna della terra, una storia che come dice Amado stesso “è la storia della vita e dell’amore nel mare. E se non vi parrà bella, la colpa non è degli uomini rudi che la narrano. E’ che l’avete ascoltata dalla bocca di un uomo della terra e, difficilmente, un uomo della terra comprende il cuore dei marinai”. Un romanzo molto bello, ricco di poesia. Sono poi passati a due classici “La fiera delle vanità” di Thackeray e “Il rosso e il nero” di Stendhal. Sono due romanzi talmente conosciuti che c’è ben poco da dire. “La fiera delle vanità” , nonostante la mole, si legge molto piacevolmente. Thackeray è bravissimo a descrivere una società in cui la meschinità, la finzione e l’ipocrisia la fanno da padroni. I suoi personaggi sono indimenticabili, non solo l’arrivista Becky Sharp, ma anche tutti gli altri sono tratteggiati fisicamente e psicologicamente, ma sempre con pennellate di ironia, in questo ricorda un po’ Dickens anche se qui manca completamente l’attenzione verso le tematiche sociali. Non ci sono veri eroi, né in positivo né in negativo, tutti fanno parte dello scenario della Fiera, frenetico e chiassoso, sul quale il capocomico alza il sipario. “Il rosso e il nero” è decisamente più impegnativo, è il romanzo con cui Stendhal introduce il romanzo realista narrando la storia delle ambizioni di Julien Sorel, un giovane con pochi mezzi che cerca di farsi strada lottando contro l’ostile mondo della borghesia della Francia della restaurazione. Stendhal descrive mirabilmente questo personaggio in tutta la sua umanità: desideri, propositi, ambizioni, passioni, ipocrisie. Non è un eroe romantico, sensibile e travagliato odia il mondo borghese, ma ne vuole a tutti i costi far parte, cadendo nella stessa ipocrisia che così fortemente critica, vive forti passioni, ma calpesta i sentimenti degli altri. Potremmo forse dire che è un eroe illuminista, ma il suo materialismo e la sua ambizione non lo rendono migliore di chi lo circonda e lo condurrà a un drammatico epilogo che affronterà comunque con dignità. Sono poi passata ad un romanzo di Giorgio Faletti “Appunti di un venditore di donne”. Questo Autore ha avuto un successo eccezionale, ma dei suoi romanzi io non avevo ancora letto niente. Dopo le letture precedenti ovviamente non è possibile fare un confronto, il livello è un altro. Il romanzo è un giallo comunque gradevole, ambientato nella Milano con il fiato sospeso per il sequestro Moro da parte delle Brigate Rosse. Il narratore è il protagonista, “Io mi chiamo Bravo e non ho il c….” è l’incipit che mette il lettore in connessione con questo personaggio e la sua menomazione fisica che, insieme al nome accompagnerà tutto il romanzo, come un filo che conduce al finale per niente scontato. Infine mi sono dedicata a due libri storici, ma di questi vi parlerò nel prossimo post… Un caro saluto. Rosa

sabato 8 ottobre 2011

Nuova Data

Confermiamo la data del 20 ottobre per il prossimo incontro. Mi sembra un secolo che non ci vediamo! A presto
Gloria

venerdì 16 settembre 2011

spostamento data

Carissime,
domani parto per una settimana in Corsica e poco fa ho saputo che il giorno 29 mi hanno fissato un appuntamento dal notaio per il contratto del posto auto!!
Mi spiace ma devo spostare l'incontro, quando torno dalle ferie ci risentiamo.
In valigia ho diversi libri!! Ciao a presto
Gloria

sabato 3 settembre 2011

Leggete. Per vivere

Salve amiche, vi segnalo un sito molto interessante che ha fatto di questa massima di Flaubert il suo motto. E' un salotto leterario on line che vale la pena frequentare per trovare spunti di lettura o confrontare i commenti di libri che già conosciamo. Si tratta di i libri di Elisa e l'indirizzo è http://ilibridielisa.com/. Ciao Rosa

venerdì 2 settembre 2011

"La Mennulara"

Care amiche, avevo piacere di scrivere un commento su uno dei romanzi che vi ho presentato nell’ultimo incontro. Bulgakov e Fitzgerald sono autori molto conosciuti per cui preferisco approfondire il libro di Simonetta Agnello Hornby, “La Mennulara”. E’ il romanzo di esordio di questa scrittrice siciliana che ormai da anni vive in Inghilterra dove svolge il suo lavoro di avvocato. Ho letto su internet giudizi spesso negativi di persone che confrontavano l’Autrice con “Grandi “della letteratura come Verga e Pirandello o a romanzi come "I Vicerè" e "Il Gattopardo"! Con questo tipo di confronti dovremmo buttare a mare la maggior parte dei libri che circolano in questi anni… Quindi non pensando di trovarci di fronte un capolavoro che eguagli i citati Autori, la cui lettura ha comunque sicuramente influito su questa scrittrice (vedi la descrizione della decadenza del palazzo nobiliare visto come un guscio vuoto, l’esordio del romanzo con un funerale, la passione per “la roba”, la miseria, la prepotenza sugli indifesi, la sfaccettatura della persona e della verità…) possiamo invece cimentarci in una lettura estremamente piacevole e di buon livello. La struttura del romanzo è in piccoli capitoli con titoli che ne anticipano in modo arguto il contenuto, c’è un uso ripetuto del passato remoto, un utilizzo molto contenuto del dialetto, la scrittura è fluida . La storia incomincia con la morte di Maria Rosalia Inzerillo, la Mennulara (la raccoglitrice di mandorle) e ruota tutta intorno alla sua figura. In paese tutti la conoscono e in qualche modo hanno avuto a che fare con lei, ma questa conoscenza è molto superficiale perché in realtà pochi sanno chi fosse veramente questa persona. La storia della Mennulara verrà così ricostruita, come un mosaico, attraverso i commenti, le riflessioni, le testimonianze, i ricordi, le maldicenze, dei suoi compaesani , ciascuno dei quali costituisce un io narrante che darà il suo contributo a tratteggiarne il ritratto. Tante opinioni, tante voci, tanti sentimenti, ognuno porta un pezzetto di verità, la sua verità e getta luce su questa vicenda. E’ bellissimo e a volte divertente questo racconto corale che, oltre a farci pian piano entrare nella vita della Mennulara, ci mostra uno spaccato interessante della società di un paese della Sicilia del secolo scorso con i suoi pettegolezzi e le sue chiacchiere che rimbalzano dalla canonica alle case dei contadini, dalle portinerie ai palazzi nobiliari, ai circoli rigorosamente per soli uomini . Dal sorriso si passa gradualmente all’amarezza e alla pietà. Il ritratto che emerge è quello di una donna intelligente, forte, generosa, coraggiosa, una donna che ha subito dagli uomini e dalla vita, che è stata umiliata e offesa, ma ha saputo trovare il suo riscatto e sfidare le convenzioni sociali. Una figura imponente e ricca di dignità nei confronti della quale gli altri personaggi non possono apparirci che sbiaditi e meschini. Come vi dicevo ci sono tanti commenti su internet, alcuni sicuramente più qualificati del mio che non ha velleità critiche, ma rispecchia solo le mie sensazioni. Un commento molto interessante è quello di Andrea Camilleri, lo potete trovare su http://www.vigata.org/bibliografia/mennulara.shtml. Ciao. Rosa

venerdì 12 agosto 2011

lo strudel di mele


Care amiche e amici,
anche quest'anno siamo riuscite a trovarci ad agosto! Un bel record.
Lucia ci ha portato dei graditi saponi di Marsiglia, essendo stata appunto nell'omonima città francese, dove si è arrapicata con destrezza sulle calanche. Capite bene che è un po' difficile leggere in cordata.
Cristina ha letto di Valerio Varesi " La casa del comandante", un noir della collana da cui è stata tratta la serie Nebbie e delitti; il romanzo tuttavia non è all'altezza della fiction ( caso raro ).
Ancora, di Stephane Audeguy " Mio fratello Rousseau ", libro interessante, traduzione piacevole; di Stacey O'Brien "Wesley il gufo", storia vera di una ragazza cui viene affidato un gufo dei granai per accudirlo e crescerlo ( consigliato agli amanti della natura e di tutti gli animali ).
Rosa questo mese ha letto poco, solo 5 romanzi:
Un giallo di Elisabeth George, che non delude mai; "Tenera è la notte " di F.S. Fitzgerald, spaccato della società americana; " Il Club dei filosofi dilettanti " di Alexander Mc Call Smith, che pare non sia la nuova Agata Christie...."la Mannulara" di Simonetta Agnello Orby, ambientato in Sicilia nel 1963, gradevole racconto della società siciliana.
A questo punto abbiamo commentato il fatto che ci sono alcune scrittrici contemporanee del Sud molto valide ( altro esempio Michela Murgia ), anche se si tratta di autrici di "nicchia"non conosciute al grande pubblico. Interessante continuare ad esplorare questo filone...
Infine di Bulgakov " Le Uova fatali" , storia di una invasione fantascientifica, dove il Nostro affina ancora una volta le tecniche della satira e del grottesco.
Marisa continua il suo percorso nella letteratura russa con "Ivan lo scemo"di Tolstoj, gradevole racconto dove lo stupido del villaggio non è poi così stupido..
Ha poi terminato di leggere "Il Gattopardo" ( si torna sempre alla Sicilia, l'avete notato? ).
Personalmente sto leggendo Lolita di Nabokov del quale condivido l'apprezzamento già espresso da Rosa; il tema è delicato e scottante, ma trattato in modo mirabile; niente a che vedere col film che abbiamo visto tutti anni fa; per dirla in gergo modaiolo è un "must".
Prossimo libro che mi sono proposta di leggere è "Il Diario di Santa Faustina"; inoltre mi sono appuntata il titolo "Benvenuti al ballo della Vita " e devo approfondire di cosa si tratta.
Prossimo incontro Giovedì 29 settembre. Grazia, che non era all'incontro di ieri perchè in viaggio col marito, è pregata di venire. Ciao Grazia, aspettiamo di sapere cosa hai letto!
Per chi è interessata segue ricetta dello Strudel.
Ciao baci e buon Ferragosto Gloria

La ricetta originale dello strudel di mele dell’Alto Adige

3 mele di qualunque tipo
3 cucchiai di zucchero
pangrattato
Una bella manciata di uvetta
Buccia di limone
Un cucchiaino di cannella
Un cucchiaio di rum
Un etto di ricotta
80 g. di burro + un cucchiaio per le mele
Un pizzico di sale
1 etto di farina
Zucchero a velo

Sciogliere un cucchiaio di burro ed una manciata di pangrattato in un largo tegame; sbucciare
3 mele qualsiasi ( io preferisco le renette ); tagliarle a fette con l’ apposito utensile ( è la grattugia per fare le verdure julienne, nel mezzo c’è una fessura che serve apposta per fare a fette sottili le mele; altrimenti fare a mano delle fette molto sottili ).
Zuccherare le mele
Si rovesciano nel tegame con burro e pangrattato e si saltano un attimo per far evaporare il liquido.
Si aggiunge l’uvetta e la buccia di limone; possibilmente questa si ottiene con il riga limoni, che è una specie di forchettina con cui si riga proprio il limone.
Aggiungere la cannella ed il rum.
Preparare l’impasto con la ricotta ben scolata e la farina.
La pasta va tenuta un po’ in frigo, poi si stende tirandola molto sottile. Si mette nella teglia rettangolare; si mettono le mele, poi si chiude a portafoglio.
In forno a 200, 220° per 20 minuti
Aggiungere a cottura ultimata lo zucchero a velo, se piace








mercoledì 20 luglio 2011

Saluti dalla Svizzera

Care amiche ed amici,
mi trovo a Zermatt, nel Cantone Vallese, che si trova nella parte Centro - Sud della Svizzera, precisamente sul versante svizzero del Cervino, che qui chiamano Matterhorn. La macchina si lascia nel paese più vicino e si arriva solo con il treno, perchè Zermatt è bici-pedonale!! Una favola..Abbiamo preso un appartamento, seguendo le mie più recenti scoperte in fatto di alloggi- vacanza e ci stiamo trovando benissimo.
Ho finito di leggere Le piccole virtù di Natalia Ginzburg e ringrazio Cristina per avermelo suggerito; è una raccolta di racconti struggenti sulla vita di questa donna mai banale, che attraverso le prove durissime che ha affrontato, acquista una consapevolezza che diventa saggezza, senza mai scadere nella pedanteria. In " Ritratto d'un amico" racconta Cesare Pavese ritraendolo attraverso aneddoti e semplici tratti della vita quotidiana, così bene e così sottilmente che sembra di averlo conosciuto anche noi; in "Lui ed io" descrive il suo rapporto con il marito in chiave ironica, delineando i diversi gusti, i diversi caratteri; in realtà c'è tanto amore e tanta poesia, soprattutto sapendo la fine che ha fatto quest'uomo.
Ci sono libri che lasciano l'amaro in bocca, questo dà la sensazione di aver bevuto il thè fumante con un croissant all'albicocca ( e sempre resta il rimpianto di averlo già finito ).
Ora mi attende Lolita di Nabokov, consigliatomi da Rosa; so che non mi deluderà.
Saluto Marco, spero nostro nuovo lettore, di cui vi svelerò l'identità nel nostro prossimo incontro.
Se domani è bello prenderò il trenino a cremagliera che arriva a 3089 metri; aspetto una bella giornata di sole, perchè vorrei sciare!!! Evviva!!
Baci da
Gloria

domenica 19 giugno 2011

La Folie Baudelaire

Carissime amiche, sono ritornata dopo un bellissimo viaggio a Vienna, una città che, se non la conoscete, vi consiglio di visitare con calma e non con i soliti viaggi di tre giorni che vengono abitualmente proposti dalle agenzie turistiche. Noi ci siamo stati una settimana e ne abbiamo potuto vedere solo una parte, ma è comunque veramente affascinante! Per quanto riguarda la lettura mi fa piacere di aver fatto venire la voglia a Gloria di leggere "Lolita" perchè è veramente un libro scritto con grande perizia e con non ti lascia indifferente. Come spesso succede il film non gli ha reso giustizia e non ha saputo cogliere tutto la grande introspezione psicologica che c'è dietro. Inoltre gran parte del valore del libro sta proprio nella scrittura che solo con la lettura puoi apprezzare. Questo mese, a parte un paio di gialli di Elisabeth George (ormai credo che me ne manchino solo un paio...), ho letto un solo libro "La Folie Baudelaire" di Roberto Calasso. Parecchio tempo fa ce ne aveva parlato Lucia e mi aveva incuriosito sia perchè ho un ricordo molto bello della lettura delle poesie di Baudelaire già dai tempi del liceo, sia perchè avevo avuto l'occasione di rileggerle in tempi recenti, sia perchè avevo letto dello stesso autore "Le nozze di Cadmo e Armonia" che mi aveva veramente affascinato. Non è un testo semplice, è un saggio complesso che va letto a piccole dosi perchè l'Autore, attingendo da una grande quantità di fonti, ci offre un affresco completo della Parigi dell'epoca e dei suoi attori che, per chi come me, ne ha una cultura superficiale e non approfondita, non è facile da seguire e comprendere. Lo sforzo è ripagato ampiamente: Calasso ha una scrittura nitida e raffinata e una grande capacità di far penetrare nel profondo di un periodo storico e dei suoi artisti. Il saggio non parla solo di Baudelaire, ma degli altri scrittori, dei pittori e dei critici dell'epoca e sembra, accompagnati dalla sua penna, di respirare l'atmosfera dei Salons, degli studi, delle case, della vita parigina. Vi riporto dal sito di Adelphi questa sintesi "Al centro di questo libro si trova un sogno dove l'azione si svolge in un immenso bordello che è anche un museo. È l'unico suo sogno che Baudelaire abbia raccontato. Entrarvi è immediato, uscirne difcile, se non attraversando un reticolo di storie, di rapporti e di risonanze che coinvolgono non solo il sognatore ma ciò che lo circondava. Dove spiccano due pittori di cui Baudelaire scrisse con stupefacente acutezza: Ingres e Delacroix; e altri due che solo attraverso di lui si svelano: Degas e Manet. Secondo Sainte-Beuve, perdo e illuminato, Baudelaire si era costruito un «chiosco bizzarro, assai ornato, assai tormentato, civettuolo e misterioso», che chiamò la Folie Baudelaire («Folie» era il nome settecentesco di certi padiglioni dedicati all'ozio e al piacere), situandolo sulla «punta estrema della Kamčatka romantica». Ma in quel luogo desolato e attraente, in una terra ritenuta dai più inabitabile, non sarebbero mancati i visitatori. Anche i più opposti, da Rimbaud a Proust. Anzi, sarebbe diventato il crocevia inevitabile per ciò che apparve da allora sotto il nome di letteratura. Qui si racconta la storia, discontinua e frastagliata, di come la Folie Baudelaire venne a formarsi e di come altri si avventurassero a esplorare quelle regioni. Una storia fatta di storie che tendono a intrecciarsi – finché il lettore scopre che, per alcuni decenni, la Folie Baudelaire è stata anzitutto la città di Parigi." Vi segnalo inoltre anche il sito http://ettorefobo.blogspot.com/2009/01/la-folie-baudelaire-roberto-calasso.html dove è riportato un commento interessante. Se desiderate approfondire un periodo che ha segnato fortemente la letteratura e l'arte in generale e non avete fretta, leggetelo, è davvero una bella esperienza. Rosa

sabato 11 giugno 2011

26 maggio in giardino e altre storie

Il 26 maggio per la prima volta ci siamo riunite in giardino; non mi ero organizzata al meglio, perchè il tavolino intorno al quale ci siamo riunite è utilizzato abitualmente da 2 persone sole ( Giuliano ed io ) che ci rifugiamo, nella bella stagione, a leggere sotto l'albero, che come una nicchia ci protegge dal caldo e dalla vista dei vicini. Eravamo tutte e abbiamo conversato col sottofondo di uccellini e rane. A proposito l'albero si chiama Coccolus laurifolius....( potevo ricordarmelo?)
Lucia ci ha portato un breve saggio di Stephan Hessel, scrittore novantatreenne ma evidentemente ancora in gamba, titolo: Indignatevi. Invita i giovani a provare sdegno verso l'arroganza. Poi, di Willi Pasini: La seduzione è un'arma divina, dove la seduzione è intesa in senso più ampio di quella corrente.
Cristina ha commentato Padri e figli, già letto da Rosa, un confronto fra generazioni. Ci ha poi illustrato "Il Confessore di Cavour", di Lorenzo Greco, che racconta un Cavour diverso da quello studiato nei testi scolastici: interessante.
E ancora Le piccole virtù, di Natalia Ginzburg, che mi riprometto di leggere.
Grazia ha letto "Cronaca familiare" di Vasco Pratolini, romanzo bellissimo.
Cito infine brevemente le letture di Rosa, che riesce sempre a stupirci per la molteplicità e l'eterogenità di quanto legge:
Il lamento del bradipo, di Sam Savage, tragicomica raccolta di lettere di un tale che dirige una rivista letteraria;
La libreria del buon romanzo ( Cossè ),
Gesù di Nazareth ( Ratzinger ) testo molto impegnativo ( se lo dice Rosa...);
Con il Sari rosa ( Sampat Pal ), storia di una giovane indiana che fonda la gang rosa;
Sarà vero: la menzogna al potere, di Enrico Bonanno, storia di clamorose "bufale" storiche , dal Medioevo ai giorni nostri ( lo sto leggendo e devo dire a piccole dosi, non è un testo scorrevole e facile ).
Infine Lolita di Nabokov, che voglio rileggere assolutamente, in quanto, avendolo letto molti anni fa, lo confondo nel ricordo con la versione cinematografica, mentre sicuramente il romanzo supera il film.
Non ho preso appunti delle letture di Marisa, ricordo La sonata a Kreutzer del grande Tolstoj, spero di non sbagliare.
Ecco è tutto, scusate il ritardo, come al solito sono super presa tra mille cose; ora 2 volte alla settimana vado anche a camminare dopo cena con la mia vicina Susanna. Devo pensare solo a come sfruttare anche le ore di sonno e poi sono al completo.
Ci vediamo il 23 giugno: vogliamo stare dentro o fuori? Nel caso vinca il fuori ho già acquistato due grandi ciotole di citronella!!
Baci Gloria

giovedì 19 maggio 2011

Vacanza a Londra

Carissime,
sono tornata dalla mia breve vacanza a Londra, che mi è servita moltissimo a staccare la spina e rilassarmi, girando tra parchi, canali, paesini ed evitando il più possibile le solite mete affollate di turisti. Naturalmente in borsa avevo sempre un libro, per leggere nei parchi!!
Avevo preso un appartamento nella City, che si è rivelato una piacevole sorpresa: bellissimo, moderno, confortevole e soprattutto in un quartiere abitato dalla gente del posto, il che ci faceva sentire appartenere un po' anche noi alla comunità.
Il libro che ho scelto per il viaggio è Lessico famigliare, di Natalia Ginzburg, che narra la storia di una famiglia ebraica ed antifascista tra gli anni trenta e cinquanta del secolo scorso.
Il titolo si riferisce a quelle frasi, quei modi di dire che appartengono a una famiglia e che costituiscono quasi un cifrario segreto che solo all'interno della famiglia stessa viene compreso. E' un romanzo scritto sul filo della memoria. Dice la Ginzburg: " La memoria è labile e i libri tratti dalla realtà non sono spesso che esili barlumi e schegge di quanto abbiamo visto e udito ".
Già che mi trovavo sul posto ho acquistato un libro di McEwan, Solar, che ho iniziato a leggere a piccole dosi, viste le non poche difficoltà di comprensione linguistica. Comunque serve a ripassare!!
Un abbraccio e a presto.
Gloria

giovedì 5 maggio 2011

ultime notizie

Carssime,
come va? Ho avuto parecchi problemi con il computer, che non mi funzionava e quindi non potevo scrivere ne' rispondere agli auguri di Rosa. Grazie in ritardo!!
Ho terminato da tempo La morte di Ivan Il'ic di Tolstoj, del quale condivido i lusinghieri commenti. Le considerazioni sulla vita, sulla morte, sulla solitudine con cui dobbiamo in fin dei conti affrontare le prove della vita sono valide ora come cento o mille anni fa. Il protagonista solo allo stremo della vita riesce ad accettare l'idea della morte, quando si rende conto della finzione in cui ha vissuto tutta la sua esistenza. Il romanzo mi ha fatto riflettere ancora una volta su come sia frenetica ormai la nostra vita, in un affannoso avvicendarsi di impegni, trascurando spesso l'ascolto di un amico che ha bisogno, la visita ad un anziano, a volte persino un sorriso a chi ci passa accanto...
Ho poi acquistato ( per sbaglio ) Il lungo ritorno di Elisabeth George, in quanto volevo seguire il consiglio di Rosa ma non mi ero appuntata il titolo. Pazienza, lo leggerò successivamente.
La settimana prossima partirò per un breve stacco vacanziero: consigli su cosa portarmi da leggere in viaggio?
A Pasqua e Pasquetta ho avuto dei contrattempi che mi hanno reso di pessimo umore, spero con questi giorni di ferie di ritornare un po' su di morale. Un abbraccio a tutte
Gloria

domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua

Carissime amiche, mille auguri per una Pasqua serena con le nostre famiglie e i nostri adorati libri. In questo periodo sto leggendo moltissimo, grazie anche a numerosi viaggi in treno .... Di Elisabeth George ho letto "In presenza del nemico" e devo dire che forse è uno dei gialli di questa scrittrice che mi è piaciuto di più. Ho poi letto l'interessante libro di cui ci aveva parlato Gloria, "La libreria del buon romanzo" di Laurence Cossè. E' stata una lettura veramente piacevole! Originale l'idea di una libreria, forse un pò di elite, ma dove puoi trovare solo libri di spessore e non paccottiglia. Sicuramente è difficile dire cosa è veramente valido e cosa no e forse non è nemmeno giusto, quante volte nelle nostre discussioni abbiamo ad esempio avuto idee diametralmente opposte su alcuni romanzi. Certo è che sarebbe bello poter esercitare questa scelta spinti veramente dal proprio gusto e non dalle pressioni dei media e delle Case Editrici e quindi mi piacerebbe entrare in una libreria dove non sei sommerso in prima battuta dai libri sponsorizzati che molte volte si sono rivelati una delusione. Ho poi concluso la lettura del secondo libro di Benedetto XVI° su Gesù di Nazaret. Non è stata semplicissima, è un libro molto bello e profondo, ma non di facile comprensione rispetto al primo che era già più accessibile. Ho poi letto "Sarà vero: la menzogna al potere", un saggio di Errico Buonanno su "falsi, sospetti e bufale che hanno fatto la storia". Scrittura un pò lenta e a volte ripetitiva, ma argomento molto interessante sviluppato in modo esaustivo grazie ad una ricerca accuratissima delle fonti. E' un catalogo ragionato dal Medioevo a oggi dei falsi che hanno costellato la storia e delle loro conseguenze, a volte nefaste: dalla donazione di Costantino, ai Rosacroce, ai Templari, al kilt, ai fantomatici grandi complotti, alle invenzioni contro gli Ebrei, a Dan Brown ,... Quello che mi ha colpito è come le bugie possono aver inciso in maniera anche pesante sugli avvenimenti storici e come queste non siano appannaggio del Medioevo, ma sono ancora presenti, anzi la loro diffusione è incontrollabile e velocissima grazie alle nuove tecnologie. Di fronte alla "forza del falso" come possiamo difenderci? Buonanno ci dà alcuni suggerimenti: 1) avere cultura e spirito di osservazione per riconoscere gli schemi che l'impostura ripete da secoli come ad esempio la presenza del grande complotto e l'invenzione del nemico 2) un tantino di realismo 3) non perdere di vista il plausibile. Se avete un pò di tempo leggetelo, è davvero illuminante. Infine di Sampat Pal "Con il sari rosa": la storia vera di un movimento, la Pink gang, che è nata in India per difendere le donne dai soprusi e restituire loro la dignità. Non è il libro di una vera scrittrice, Sampat Pal è una donna che non ha potuto studiare e non le può essere chiesto di scrivere come una letterata, ma nel libro si respira la sua forza, il suo coraggio, la sua determinazione. E' soprattutto bella la prima parte del libro in cui racconta come dall'infanzia ha maturato, attraverso le esperienze passate e le difficoltà affrontate in quanto donna, l'idea di lottare contro le ingiustizie e di fare della propria fragilità una forza. Ancora tanti cari auguri e buona lettura! Rosa

giovedì 14 aprile 2011

Segnalazione per le amiche di Jane Austen

Care amiche, vista la passione di molte di noi per questa scrittrice, vi segnalo dal già conosciuto blog "Il Club Sofa and Carpet di Jane Austen" una interessante iniziativa: il Meeting Austen 2011 a Riccione dal 14 al 17 aprile e per chi come noi non è vicinissimo a Riccione vi riporto questa opportunità dal blog: "Per tutte coloro che NON riusciranno per i motivi più svariati A PARTECIPARE al Meeting di Riccione.. abbiamo pensato di creare due momenti "meeting online" dentro "meeting Austen Riccione"!! Ecco il primo: Sense & Sensibility 2008 BBC
Watching and Chatting Ore 20:30 ->PLAY In diretta dal Cinema Africa di Riccione ci collegheremo online anche con voi per la COMMON VISION e PER IL CHATTING!(Troverete le istruzioni qui online a ridosso dell'evento!)Per essere tutte insieme.. PER DAVVERO!!". Vulcanica davvero Jane Chiara! Ciao, Rosa

sabato 9 aprile 2011

Il Nostro Concerto

Giovedì 7 Aprile abbiamo avuto il nostro concerto privato. Letizia, giovane e brillante chitarristica classica, ci ha fatto ascoltare un saggio di tre brani, suonati con maestria e passione. La ringraziamo e le auguriamo una brillante carriera. Complimenti anche alla nostra compagna di letture Marisa, che è la mamma della giovane musicista. Venendo alle letture, si è parlato di Tolstoj, letto da Rosa e di cui lei stessa parla ampiamente nel post precedente. Poi Accabadora di Michela Murgia, che si inserisce nel filone della Deledda e Dura Madre, di Marcello Fois, entrambi scrittori sardi. Di Daria Bignardi Un karma pesante e Non vi lascerò orfani. Infine La Libreria del buon romanzo, di Laurence Cossè, che è stata una mia piacevole scoperta, libro fatto per gli appassionati della lettura, come noi e che invito a leggere per scoprire che non siamo sole in questa passione che ci può rendere la vita migliore. Prossimo appuntamento il 26 Maggio. A presto Gloria

mercoledì 6 aprile 2011

Letteratura russa

Care amiche, in questo periodo ho letto un pò meno del solito perchè sono stata molto impegnata con il lavoro e sono andata un paio di volte a Roma per alcuni giorni in occasione della laurea dei figli. Ho subito letto dopo il nostro incontro "La morte di Ivan Il'ic" di Tolstoj che mi aveva prestato Marisa. Bellissimo, non perdetevelo! Tolstoj, come sempre, è magistrale nel raccontare la morte al rallentatore di un uomo che scopre di non aver in realtà mai veramente vissuto e si apre solo nell'istante finale alla vita. Ivan Il'ic appartiene alla classe media, ha trascorso un'esistenza tranquilla, ha un buon lavoro, una famiglia, ha raggiunto il benessere economico, ma, improvvisamente, succede l'imprevisto, si ammala gravemente e lentamente si avvia alla morte. Tutto in realtà è già avvenuto, nelle prime pagine viene dato l'annuncio della morte di Ivan e Tolstoj descrive con un'ironia feroce gli atteggiamenti dei colleghi di lavoro in cui primeggia l'egoismo e l'ipocrisia più che il dolore. Si pensa subito ai vantaggi in termine di carriera che si apriranno per qualcuno di loro per il posto di Ivan lasciato vacante, i fastidi di dover porgere le condoglianze alla vedova e di perdere così la consueta partita serale, ma soprattutto "Accidenti è morto; io no, invece" fu il pensiero inconfessato di ognuno. Comincia a questo punto la storia della vita di Ivan Il'ic "la più semplice, la più comune, la più terribile" fino alla scoperta della malattia e all'inizio della sua agonia. Oltre la sofferenza fisica, quello che più affligge Ivan è la solitudine "Piangeva per la propia impotenza, per la propria terribile solitudine, per la crudeltà degli uomini, per la crudeltà di Dio, per l'assenza di Dio", l'impossibilità di condividere il proprio dolore con qualcuno perchè la morte è un tabù che bisogna celare, nascondere in tutti i modi e soprattutto di cui non bisogna parlare. La menzogna prevale e Ivan si rende conto che essa ha dominato tutta la sua vita. Solo con il servo Gerasim che, non mentendo e accettando con semplicità la morte, riesce ad avere pietà del proprio padrone, egli si sente a suo agio e compreso. Alla fine Ivan prova però compassione per la moglie e per il figlio, sperimenta il perdono e allora scompare la paura, non c'è la morte, ma la luce, la gioia. "E' finita! disse qualcuno sopra di lui. Egli sentì quelle parole e le ripetè nel suo animo. E' finita la morte, disse a se stesso". Non so se sono riuscita a rendervi l'idea della bellezza di questo racconto, ma sulla scia delle emozioni che mi aveva suscitato ho letto un altro libro importante della letteratura russa, "Padri e figli" di Turgenev. Il periodo storico è più o meno analogo, un periodo di grossi cambiamenti nella società russa che sta abolendo la servitù della gleba. Questo libro suscitò a livello politico numerose polemiche quando uscì, ma è un vero e proprio capolavoro. Ci sono delle pagine stupende che, pur se ambientate in un contesto culturale e temporale distantissimo da noi, mantengono intatta la propria bellezza e sono ancora attuali. La trama è trascurabile, importanti sono i personaggi e le dinamiche tra di essi. Il romanzo si apre con il ritorno a casa dopo la laurea di Arkadij, accompagnato dall'amico Bazarov. Subito appare la contrapposizione tra i rappresentanti della vecchia generazione (il padre e lo zio di Arkadij) e quelli della nuova (i due giovani), che si accentuerà ulteriormente nell'incontro con i genitori di Bazarov. Questo è il protagonista del romanzo, un nichilista (termine coniato da Turgenev) che rifiuta il passato, il romanticismo, le tradizioni, l'idealismo, la poesia e conta invece sulla scienza e il materialismo. Un personaggio positivo, ma anche con forti negatività. Non vi voglio raccontare la fine del romanzo che però è molto significativa. Voglio invece mettere in evidenza che, pur con le ovvie diversità, il conflitto generazionale è descritto benissimo e con profonda attualità, sia nell'atteggiamento e nei sentimenti dei giovani (la ribellione, la noia, il disagio di trovarsi adulti in un mondo che ti ha sempre considerato un bambino, il bisogno di fare nuove esperienze, ...) che in quello dei genitori (il desiderio di avere i figli vicino, il dolore nell'accettare il loro distacco, la difficoltà di comprendere le nuove idee, ...). Mi ha colpito in particolare una frase della madre di Bazarov rivolta al marito "Un figlio è una fetta staccata via. Lui è come il falco: ha voluto, è venuto, ha voluto, ha preso il volo; e noi due siamo come cantarelli in un cavo d'albero, stiamo l'uno accanto all'altra, e non ci si muove di lì. Solo io rimarrò per te sempre la stessa, come tu per me". Molto bello, da leggere! Ci vediamo il 7!

martedì 1 marzo 2011

l'aspidistra

Care amiche,
sto leggendo "Fiorirà l'aspidistra", di Orwell, prestatomi da Rosa. A seguire l'altro libro "la città per due" di Castellaneta, una sorta di guida sentimentale alla scoperta di 12 città.
Altri titoli di cui si è parlato nello scorso incontro: "La morte di Ivan Il'ic" di Tolstoj, letto da Marisa, nell'ambito di un percorso letterario particolare.
Grazia ha invece ricordato Io e Te di Ammanniti, che ci introduce nel mondo e nello stato d'animo degli adolescenti e "L'armata dei fiumi perduti ", di Sgorlon: narra una storia poco conosciuta, quella dell'invasione dei cosacchi nel Friuli.
Lucia, ti auguro di trovare in questo mese un libro interessante da leggere; dai, prova a fare un giro in libreria e lasciati ispirare.
Ricordo a tutte ed in particolare a Cristina che il prossimo incontro è il 7 aprile.
Ciao da Gloria

martedì 22 febbraio 2011

L'Isola di Arturo

Dal nostro ultimo incontro ho terminato L'Isola di Arturo.
Al centro del romanzo sta la dimensione della favola, del racconto. L’ adolescenza di Arturo Gerace è raccontata nei toni di un’impresa avventurosa, di una conquista quotidiana di un posto fra gli eroi della Storia, di un’ardua lotta per l’affermazione del proprio valore. A creare questo clima di fascinosa avventura concorre soprattutto la figura del padre idealizzato: Wilhelm ,che periodicamente torna a Procida per poi lasciarla misteriosamente diretto chi sa dove. Il figlio lo immagina come il più grande dei condottieri e fantastica sperando ,un giorno, di poterlo aiutare a compiere le sue grandi imprese. E’ da qui che parte la crescita di Arturo, da un atteggiamento di devozione-emulazione nei confronti di un padre scostante, ma anche dal rapporto con la sua isola, terra prediletta, luogo incontaminato, rigoglioso, pieno di colori e sapori mediterranei. La Morante scandisce il percorso di maturazione del giovane protagonista, raccontandone la vita sin dalla nascita, ma concedendo spazio di gran lunga più ampio agli anni dell’adolescenza, oggetto privilegiato della sua “indagine”. Arturo cresce soprattutto tramite l’incontro con Nunziata, matrigna-coetanea, verso la quale il ragazzo nutre sentimenti contrastanti fino poi a scoprirsi di lei innamorato e, ancora, tramite la scoperta dell’omosessualità del padre e dei suoi torbidi viaggi al Penitenziario di Procida. L’amore per Nunziatella e la caduta del mito paterno (nonché l’iniziazione sessuale con una giovane isolana) sanciscono il passaggio dalla fanciullezza alla virilità, e questo non può che essere suggellato da un allontanamento finale dall’isola e un avvicinamento alla Storia, fino ad allora esclusa dal romanzo (la partenza per la guerra).
A seguire ho continuato con la lettura dei miei giallisti svedesi , protagonista l'ispettore Martin Beck, in una Stoccolma corrotta, fredda oppure insolitamente torrida.
Arrivederci a GIOVEDI' 24.
Gloria

giovedì 27 gennaio 2011

La mamma del sole

Care amiche, non so se conoscete lo scrittore Andrea Vitali, di professione medico di base a Bellano, sulla sponda orientale del lago di Como. Avevo già letto "Il segreto di Ortelia", "Pianoforte vendesi" e "Dopo lunga e penosa malattia". In questo mese ho letto il suo ultimo romanzo, "La mamma del sole", ambientato come tanti altri proprio in questo paese. Caratteristica di questo Autore è infatti la perfetta riproduzione dell'atmosfera del lago di Como, vero protagonista dei suoi romanzi a cui fanno da corollario una serie di personaggi semplici, ma estremamente realistici, descritti con ironia e umorismo, che vivono piccole storie di paese. Mi ricorda per questi aspetti altri Autori quali ad esempio Piero Chiara e Mario Soldati. Non c'è posto per grandi eroi che compiono imprese straordinarie, tutto è anzi all'insegna del quotidiano, ma attraverso queste piccole storie viene in realtà raccontato molto di più. Siamo in piena era fascista, il romanzo inizia in una giornata di estate caldissima, sembra quasi di sentirne l'afa e l'umidità, e in questa torrida atmosfera cominciano a profilarsi alcuni misteri inizialmente inspiegabili: la scomparsa di un'anziana signora dall'ospizio e l'interessamento del regime verso una donna del paese,Velia Berilli, sulla quale ai carabinieri viene richiesto di fornire dettagliate informazioni. A questo si aggiunge un grave problema, la rottura del vetro della finestra del bagno della caserma dei carabinieri. Misteri che lentamente troveranno la loro soluzione, ma non è la trama che conta quanto l'affresco caricaturale dei personaggi e delle situazioni. E' con il sorriso che Vitali ci conduce attraverso queste storie in una lettura sicuramente piacevole e distensiva. Rosa

lunedì 3 gennaio 2011

ritrovarsi per gli auguri

Care amiche,
Buon Anno! E'stato bello ritrovarsi, dopo Natale, intorno alla nostra tavola, ricca di pacchettini, dolcetti, candele....
Le letture di cui si è parlato sono Stabat Mater, in cui Lucia ha sentito una condivisione dell'idea di maternità, mentre Grazia, che l'ha terminato, ha rivisto in parte il suo iniziale giudizio.
Rosa ci ha parlato dell'Anello di Re Salomone, libro cult dell'etologia, ma non solo: è proprio dallo studio degli animali che meglio si delinea, dal confronto, la pienezza dell'uomo.
Personalmente ho terminato La Storia della Morante, un libro che mi ha lasciato dentro un grande amore per quel microcosmo fatto di poveri piccoli esseri umani e anche di cani, gatti, uccellini....certo angosciante, ma come lo è stata La Storia di quegli anni.
Ho iniziato a leggere una trilogia di gialli svedesi: Martin Beck indaga a Stoccolma, dei 2 giallisti Maj Sjowall e Per Wahloo; a seguire leggerò L'isola di Arturo.
Buone letture e arrivederci a Giovedì 27 Gennaio.
Gloria