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sabato 15 ottobre 2011

Libri...libri...libri

Care amiche, complici le vacanze estive e il fatto che sono ormai due mesi che non ci vediamo, ho molti libri di cui parlarvi. Non posso approfondirli più di tanto perchè sono veramente troppi, cerco però di darvi un'idea. Il primo libro che ho letto è stato “Mar morto” di Jorge Amado, un viaggio nel mondo dei pescatori di Bahia, un mondo di ingiustizie, di dolore e di povertà, ma ricco anche di passioni, in particolare per il mare a cui sono avvinti da un legame indissolubile. E il mare pervade tutto il romanzo, sembra di sentirne l’odore e il rumore ed è sempre presente, nel lavoro, nell’amore, nella morte. Religione, magia e paganesimo si intrecciano, in particolare nel culto verso la dea del mare Iemanjà, la Signora dei mari, dai cinque nomi e dagli infiniti volti che dona, solo a chi sceglie, la morte più dolce, perché “è dolce morire nel mare”. In questa atmosfera si snoda la storia di Guma, uomo del mare, e Livia, donna della terra, una storia che come dice Amado stesso “è la storia della vita e dell’amore nel mare. E se non vi parrà bella, la colpa non è degli uomini rudi che la narrano. E’ che l’avete ascoltata dalla bocca di un uomo della terra e, difficilmente, un uomo della terra comprende il cuore dei marinai”. Un romanzo molto bello, ricco di poesia. Sono poi passati a due classici “La fiera delle vanità” di Thackeray e “Il rosso e il nero” di Stendhal. Sono due romanzi talmente conosciuti che c’è ben poco da dire. “La fiera delle vanità” , nonostante la mole, si legge molto piacevolmente. Thackeray è bravissimo a descrivere una società in cui la meschinità, la finzione e l’ipocrisia la fanno da padroni. I suoi personaggi sono indimenticabili, non solo l’arrivista Becky Sharp, ma anche tutti gli altri sono tratteggiati fisicamente e psicologicamente, ma sempre con pennellate di ironia, in questo ricorda un po’ Dickens anche se qui manca completamente l’attenzione verso le tematiche sociali. Non ci sono veri eroi, né in positivo né in negativo, tutti fanno parte dello scenario della Fiera, frenetico e chiassoso, sul quale il capocomico alza il sipario. “Il rosso e il nero” è decisamente più impegnativo, è il romanzo con cui Stendhal introduce il romanzo realista narrando la storia delle ambizioni di Julien Sorel, un giovane con pochi mezzi che cerca di farsi strada lottando contro l’ostile mondo della borghesia della Francia della restaurazione. Stendhal descrive mirabilmente questo personaggio in tutta la sua umanità: desideri, propositi, ambizioni, passioni, ipocrisie. Non è un eroe romantico, sensibile e travagliato odia il mondo borghese, ma ne vuole a tutti i costi far parte, cadendo nella stessa ipocrisia che così fortemente critica, vive forti passioni, ma calpesta i sentimenti degli altri. Potremmo forse dire che è un eroe illuminista, ma il suo materialismo e la sua ambizione non lo rendono migliore di chi lo circonda e lo condurrà a un drammatico epilogo che affronterà comunque con dignità. Sono poi passata ad un romanzo di Giorgio Faletti “Appunti di un venditore di donne”. Questo Autore ha avuto un successo eccezionale, ma dei suoi romanzi io non avevo ancora letto niente. Dopo le letture precedenti ovviamente non è possibile fare un confronto, il livello è un altro. Il romanzo è un giallo comunque gradevole, ambientato nella Milano con il fiato sospeso per il sequestro Moro da parte delle Brigate Rosse. Il narratore è il protagonista, “Io mi chiamo Bravo e non ho il c….” è l’incipit che mette il lettore in connessione con questo personaggio e la sua menomazione fisica che, insieme al nome accompagnerà tutto il romanzo, come un filo che conduce al finale per niente scontato. Infine mi sono dedicata a due libri storici, ma di questi vi parlerò nel prossimo post… Un caro saluto. Rosa

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