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domenica 16 ottobre 2011

L'unità d'Italia

Care amiche, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, sto approfondendo un pò di storia del Risorgimento visto che le mie nozioni risalgono ai tempi del Liceo o a qualche romanzo dell'epoca o di ambientazione risorgimentale. Qualche mese fa, come vi avevo detto, ho letto "Il Regno del Nord" di Arrigo Petacco che con una narrazione discorsiva metteva in luce alcuni aspetti interessanti su questo periodo e che mi aveva spinto ad approfondire l'argomento. Ho letto quindi "Il sangue del sud, antistoria del Risorgimento e del brigantaggio" di Giordano Bruno Guerri che presenta una rilettura sul Risorgimento e sul brigantaggio sfatando diversi luoghi comuni post-risorgimentali come l'arretratezza del sud, il ruolo di salvatori dei Piemontesi e così via, mettendo in luce molti elementi che ci fanno capire meglio anche la storia dei nostri giorni. Il modo con cui fu affrontata la questione meridionale ha avuto conseguenze che si sono perpetuate fino a oggi e hanno influito sul divario economico, il fenomeno mafioso, le spinte federaliste, etc . Impressionante la parte relativa al brigantaggio, un fenomeno etichettato semplicisticamente come delinquenziale e che aveva invece radici più profonde e complesse e che fu in realtà la prima guerra civile italiana la cui repressione costò un enorme numero di vittime tra la popolazione del Sud. Sempre su questa scia ho letto "Pio IX, l'ultimo papa re" di Andrea Tornielli. Pio IX è un personaggio controverso e anche qui le mie conoscenze si limitavano a poche righe dei libri di scuola e a molti luoghi comuni. Mi avevano incuriosito le polemiche legate alla sua beatificazione da parte di Giovanni Paolo II e questo romanzo è capitato a proposito. Fra l'altro ho dovuto ordinarlo su internet perchè introvabile nelle librerie livornesi. Il libro è un'accurata biografia (grandissima la bibliografia che lo accompagna)molto interessante che, al di là degli scritti a senso unico, agiografici o anticlericali, ci fa conoscere, dall'infanzia alla morte, la figura di Giovanni Maria Mastai Ferretti, anche attraverso le sue stesse parole e i documenti da lui scritti. Un libro non semplice da leggere proprio per la quantità di documentazione inserita, ma estremamente interessante, in particolare gli ultimi capitoli relativi al periodo tra il 1848 e il 1881. La figura che emerge è soprattutto quella di un uomo con un profondo spirito religioso da inserire nel quadro politico, culturale e sociale dell'800 per comprenderlo meglio. Una cosa è comunque evidente, al di là dei giudizi personali, ieri come oggi la storia è scritta dai vincitori e quello che conosciamo è spesso una parte della verità, quella che vogliono farci conoscere. Il resto sarà solo il tempo a restituircelo, ma con difficoltà, dato che luoghi comuni e pregiudizi, una volta radicati, sono difficili da estirpare. Un caro saluto e a giovedì. Rosa

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