domenica 11 dicembre 2011
Non tutti i bastardi sono di Vienna
Carissime, oggi vi propongo invece alcune riflessioni su un altro libro molto bello che ho letto in questo periodo, “Non tutti i bastardi sono di Vienna”, vincitore del premio Campiello di questo anno. Di solito sono un po’ prevenuta verso i vincitori dei premi letterari perché molte volte sono rimasta fortemente delusa, ma anche questa non è una regola assoluta, il titolo era intrigante e soprattutto la casa editrice era Sellerio, per cui non ho potuto fare a meno di acquistarlo. Una scelta giusta perché il libro è veramente bello, vale la pena leggerlo. Non conoscevo l’Autore, Andrea Molesini, per cui mi sono documentata e vi riporto quello che ho trovato : è docente all'Università di Padova di Letteratura Italiana Contemporanea, è uno degli autori per ragazzi più conosciuti e tradotti, ha curato e tradotto opere di poeti americani come ad esempio Ezra Pound. Insomma, anche se questo è il suo primo romanzo non è uno sprovveduto e questo si sente nella scrittura bella e scorrevole, nella capacità di coinvolgere il lettore e di non essere banale. Trattandosi di un romanzo storico ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, in particolare tra il 1917 e il 1918, tra la disfatta di Caporetto e la battaglia del Piave, era facile cadere nella retorica e negli stereotipi: Molesini invece a mio avviso è riuscito a essere originale, a partire dal titolo, ma anche nello svilupparsi del racconto. L’ambientazione non è rappresentata dalla trincea, ma da una villa signorile, Villa Spada, che trovandosi nelle vicinanze del fronte viene proiettata violentemente all’interno della guerra attraverso la requisizione della casa da parte prima dell’esercito tedesco e poi di quello austriaco. Sono i vincitori che dettano la loro legge sul vinto e svegliarsi con il nemico in casa, pranzare con lui, diventare ospiti del nemico nella propria casa, imprime una forte spinta alla crescita di Paolo, il giovane diciassettenne, voce narrante del romanzo. Intorno a lui una bellissima galleria di personaggi, vividi e reali, il nonno Guglielmo che si finge scrittore continuando a battere i tasti della sua “Belzebù”, la nonna Nancy intelligente e coraggiosa , la zia Maria fiera e nobile d’animo, il misterioso custode Renato, la cuoca Teresa con la figlia Loretta, la sensuale Giulia dai capelli rossi, il parroco, i popolani, forse più lontani dal mondo dei signori rispetto ai nemici, il capitano Korpium e il barone von Feilitzsch. Drammi piccoli e grandi si susseguono in un crescendo di violenza perché ogni brutalità innesca una spirale difficile da fermare. La guerra viene vista in tutta la sua crudeltà e insensatezza, stravolge tutto, la vita dei popoli e la vita delle persone, dopo la guerra infatti niente sarà più come prima per nessuno. Il Piave in piena sarà l’ultimo baluardo di un impero, quello austro-ungarico, che sta per crollare, cambiando il volto dell’intera Europa. “Le vostre parole, generale, mi toccano davvero” disse la zia fra lo stupore di tutti “perché anche voi, come me, vivete in un mondo che non c’è più” . E’ la fine dei privilegi di un’aristocrazia secolare, l’avvento di nuove classi sociali, ma anche questo cambiamento non muterà l’uomo e alla fine già si palesa lo spettro di una nuova guerra. Anche Paolo, prima semplice spettatore, è costretto a crescere, a confrontarsi con la morte “Pensavo allo sfacelo della seconda armata, più che alla villa invasa, ripensavo a quel fiume ininterrotto di contadini e di fanti: i carri dei poveri, le auto dei generali, i feriti abbandonati nei fossi. Non avevo mai visto tanti occhi devastati dal terrore. Gli occhi delle donne con i fagotti al collo, fagotti inerti, e fagotti gementi; non riuscivo a credere che il dolore di tutto un popolo in fuga, a cui fino allora non mi ero reso conto di appartenere, potesse toccarmi così dentro, e diventare mio, il mio dolore”. Un romanzo di guerra? O forse di formazione? Un romanzo storico? Un affresco d’epoca? Forse tutte queste cose o forse un romanzo semplicemente sull’Uomo, sulle sue virtù come la dignità, la fierezza, l’eroismo, l’altruismo, il coraggio, ma anche sulle sue debolezze, le sue paure, la sua fragilità, che si trovano da entrambe le parti perché del resto non tutti i bastardi sono di Vienna. Ciao a tutte. Rosa
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