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domenica 18 maggio 2008

"Il lupo della steppa"

Care amiche ho finalmente terminato il libro di Herman Hesse “Il lupo della steppa” e come sempre condivido con voi le mie impressioni. Un libro bellissimo con delle pagine intense (favolosa la descrizione del “lupo della steppa”), scritto benissimo, ma che non ho potuto leggere, contrariamente alla mia natura, tutto di un fiato, perché non certo di facile lettura. Hesse ambienta questo romanzo in una società contemporanea alla sua e racconta la crisi di un uomo sulla soglia dei cinquant'anni, Harry Haller (forse lo stesso Herman Hesse?), metafora della crisi dell'intellettuale che, nell'era dello sviluppo del capitalismo e dell'avvento della società di massa, si sente non solo privato del suo ruolo di guida spirituale della società, ma persino della sua dignità di uomo, schiacciata dai meccanismi della produzione industriale, un “lupo della steppa” che non riesce ad ambientarsi quindi in una società che lo soffoca e gli impedisce di amare e di mettersi in relazione con gli altri. L’uomo però ha una duplice natura ed accanto a questo aspetto “lupino” che lo induce ad isolarsi ed a chiudersi al mondo, convive e si contrappone l’aspetto umano in un’antitesi che porta il protagonista sull’orlo del suicidio. Ma è proprio nel momento più tragico, quello in cui ormai sembra che non esistano più né spiragli né speranze, si apre la porta irrazionale del “teatro magico”, un teatro “solo per pazzi” che condurrà Haller in un viaggio onirico nel profondo della propria interiorità, in una vera e propria rappresentazione del puro inconscio. In questo viaggio l’Io si manifesta come una moltitudine di sfaccettature tra di loro simbiotiche ed allo stesso tempo in perenne contrasto, una singolarità che comprende una pluralità ed Haller scoprirà che si può imparare a ridere di sé ed a vivere la vita con ironia. La struttura narrativa del romanzo è apparentemente frammentaria, è assente la suddivisione in capitoli, manca un narratore unico, il lettore è messo di fronte ad un continuo susseguirsi di eventi, che si dispiegano all'interno di racconti su tre piani narrativi diversi: l'introduzione scritta da un "curatore delle memorie di Haller", lo scritto autobiografico di Haller e il Teatro Magico, attraverso i quali si snoda il percorso interiore del protagonista del romanzo. Un romanzo in cui è facile ritrovare motivi decadenti (Baudelaire, Mann, Pirandello, …) e forti influssi del misticismo orientale e della psicanalisi.

Un caro saluto
Rosa

1 commento:

gloria group ha detto...

Come al solito Rosa fa un'analisi mirabile del libro, in questo caso " Il lupo della steppa", con un metodo analitico,direi di più.. psicoanalitico. Complimenti sinceri a Rosa che sa farci entrare così bene nel tema trattato.
Io negli ultimi tempi ho terminato "Chiedi alla polvere" ed ho letto La banda dei brocchi di Coe.
Riguardo al primo, che dire, Arturo Bandini è un personaggio che ti sembra di conoscere veramente, alla fine: egoista, generoso, sognatore, disilluso, un insieme di contraddizioni che ce lo rende simpatico. E poi il paesaggio dove la polvere del deserto avvolge tutto e permea la vita dei protagonisti. Per non ripetere quanto già scritto sul blog ( vedi post passati ) suggerisco vivamente di leggerlo, anche se con calma.
La banda dei brocchi a mio avviso è un romanzo fantastico.Veramente questo Autore per me è stata la grande scoperta da un anno a questa parte.
Lo stile di Coe è sempre ironico e misurato; racconta storie di vita ma sempre contestualizzate in un momento storico ben definito. In questo caso si tratta dell'Inghilterra degli anni settanta, raccontata nel duemila da figli dei protagonisti che si incontrano per caso a Berlino.
Sicuramente consigliato!
Gloria