Ho terminato " le parole tra noi leggere " di Lalla Romano, libro che vinse il premio strega nel 1969 e che ormai in libreria non si trova più. E' un libro di ricerca; la Romano ricostruisce attraverso ricordi, episodi, temi, lettere, ecc. la personalità del suo unico figlio Piero, ragazzo del tutto fuori dagli schemi, allergico alla scuola tradizionale, eppure colto e molto intelligente, portato per attività manuali però non adatto ad un vero e proprio lavoro. La Romano e il marito seguono la crescita di questo ragazzo con crescente apprensione e smisurato amore. Colpisce l'obiettività dell'autrice che scava con totale onestà nelle pieghe della vita sua e del figlio, senza concessioni a tenerezze materne, mettendo sempre al primo posto la sua onestà intellettuale. Adesso ho iniziato " chiedi alla polvere " di John Fante, spinta dal giudizio positivo di Rosa. Spero di leggere presto notizie da lettrici/lettori. Gloria |
sabato 5 aprile 2008
le parole tra noi leggere
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3 commenti:
Sono curiosa di sapere se "Chiedi alla polvere" ti piacerà! Io invece non ho potuto leggere il libro della Romano perchè non sono riuscita a trovarlo nemmeno ordinandolo. Eventualmente chiederò a Grazia di prestarmelo. In questi giorni invece ho riletto "Lessico famigliare" di Natalia Ginzburg (altro premio Strega, ma del 1963), mi è venuta l'idea perchè lo avevamo ricordato l'ultima riunione. Era stata una delle tante letture del liceo, ma leggerlo adesso, a distanza di anni, mi ha fatto tutta un'altra impressione. Infatti il libro narra le vicende della famiglia della scrittrice, ma il filo conduttore è proprio il lessico caratteristico della sua famiglia, quello che la connotava ed apparteneva solo ai suoi componenti. Le vicende narrate non sono l'elemento principale, le vicende storiche rimangono sullo sfondo così come i numerosi personaggi importanti che vengono citati. Tanti anni fa mi sembrò soltanto un libro carino, adesso non ho potuto fare a meno di ripensare al lessico della "mia" famiglia di origine, mi sono tornati in mente modi di dire, espressioni, citazioni, che erano soltanto nostre, appartenevano al nostro mondo e solo per noi avevano un significato. Ho provato tanta tenerezza, ma anche tristezza perchè non ho più nessuno di quel mondo con cui condividerle ed è come aver perso un pò delle proprie radici.
Un caro saluto a tutti
Rosa
Ho letto il commento di Gloria al libro del mese. Vorrei aggiungere le mie impressioni personali.
Mi sono ritovata molto, per certiaspetti, in questo rapporto madre-figlio. Chi mi conosce sa quante difficoltà ho avuto con mio figlio che è stato un adolescente ribelle e senza regole.
Al di là del ruolo dell'educazione familiare, penso che spesso la natura dei figli, i loro gusti ed interessi siano innati, oppure appartengano ad una natura a noi sconosciuta. E quando ci si rende conto, come la scrittrice, che le proprie aspettive di madre vengono deluse dai comportamenti dei figli questo puà creare inizialmente un rifiuto, conscio o inconscio, una delusione, uno smarrimento.
E' quello che ci descrive la scrittrice con un racconto obiettivo, anche se non sempre lineare, del percorso di crescita del figlio.
Ma il pessimismo che deriva dall'accettazione della realtà e della natura del figlio viene superato dall'amore che annulla le differenze e conduce all'accettazione della persona per quello che è ed al rispetto per le sue scelte di vita anche se non condivise.
Spero di non essere stata troppo retorica e vi saluto tutte.
Grazia
Non credo che Grazia sia stata retorica. Penso infatti che la maggior parte dei genitori si sia dovuta confrontare prima o poi con la realtà di un figlio diverso da quello che era stato immaginato nella propria mente. Accettarlo nella sua individualità, non più come proiezione di se stessi, ma come "persona", è lo scatto di maturazione che il genitore deve fare. Qualche mese fa ad un corso di formazione su questo tema, un docente metteva in evidenza che il periodo dell'adolescenza è traumatico più per il genitore che per il figlio e la sua capacità di accettare il figlio come "diverso" da lui influisce fortemente sulla possibilità del figlio di diventare adulto. Da quello che ho letto tra le varie recensioni al libro, sembra che il figlio della Romano fosse veramente molto particolare. Mi ha molto colpito il fatto che la pubblicazione del romanzo abbia segnato la frattura completa tra madre e figlio e che la madre, di fronte alla scelta impostagli dal figlio, abbia preferito comunque pubblicare il libro. L'autrice ha sostenuto che "anche il libro è un figlio per lo scrittore" e forse per lei è stato il figlio che non ha potuto avere.
Rosa
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