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martedì 7 febbraio 2012

Aggiornamento sulle ultime letture

Carissime amiche, mi è dispiaciuto moltissimo non essere presente al nostro consueto incontro, ma, purtroppo, un imprevisto impegno di lavoro improrogabile mi ha costretto a rinunciarvi. Speriamo di non avere problemi per il prossimo! Intanto vi aggiorno sulle mie letture visto che non l’ho potuto fare di persona. Intanto ho letto “Acciaio”, di Silvia Avallone. E’ un libro che si legge bene perché comunque hai voglia di vedere come va a finire ed è interessante, considerato anche che si tratta del romanzo di esordio di una giovane Autrice, presentando alcuni spunti di riflessione sull’età adolescenziale, sullo sfondo della realtà di una provincia degradata, dal punto di vista prettamente femminile: gli uomini non ci fanno una gran bella figura, mentre le donne, comunque, hanno tutte uno spessore maggiore. La scrittura non è eccezionale e i personaggi potevano avere un approfondimento maggiore, a volte sembra che dentro ci sia finito un po’ di tutto, ma si rimane un po’ sulla superficie. Sinceramente mi sembra un romanzo sopravvalutato, la letteratura è altro. Considerato tutto lo scalpore che c’era stato quando è uscito, mi aspettavo di più o forse no, sempre meglio di “La solitudine dei numeri primi”… Delizioso invece “Un filo d’olio” di Simonetta Agnello Hornby che mi ha prestato Marisa e che avete già letto quasi tutte, un vero tuffo nei ricordi dell’infanzia in un mondo di altri tempi descritto con perizia attraverso i cibi e le ricette. Mentre lo leggevo un po’ riassaporavo anch’io la mia infanzia perché diverse ricette citate dall’Autrice fanno parte del mio patrimonio familiare. Anch’io ho ancora il quaderno, ora un po’ ridotto male, in cui mia madre scriveva con calligrafia di altri tempi le ricette della tradizione e le “nuove” che andava sperimentando. E’ su quel quaderno e ricordando i suoi gesti che ho imparato a muovere i miei primi passi in cucina e che ancora utilizzo per alcuni piatti, quelli più caratteristici, quelli delle ricette che passano attraverso i tempi. Riflettevo infatti che come esiste un “lessico familiare” fatto di parole e di suoni, così esiste un lessico familiare di sapori e di odori che permea la nostra storia e che si tramanda attraverso le generazioni. Peccato che tutto questo si stia un po’ perdendo e mi auguro di riuscire a “passare” anch’io i miei quaderni. Sono poi passata a tutto un altro genere “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” di Oliver Sacks, un libro bellissimo, una raccolta di ventiquattro casi clinici, da leggere uno alla volta senza fretta, descritti con grande umanità da questo medico che non dimentica mai di trovarsi di fronte a delle persone prima che a delle malattie. La citazione da Lurjia: La capacità di descrivere, così comune nei grandi neurologi e psichiatri dell'Ottocento, oggi è quasi scomparsa... E' necessario ridarle vita, presente nelle prime pagine del libro ci introduce immediatamente nel cuore del libro. Il caso clinico diventa storia, una storia umana. Il titolo intrigante e che in libreria mi aveva colpito inducendomi all’acquisto, non è una metafora, come pensavo, ma la realtà di un caso clinico, un paziente, un eminente musicista che ha perso la capacità di riconoscere con lo sguardo oggetti e persone e che quindi scambia la moglie per un cappello. Terribile, anche perché per lo più per questi casi non c’è possibilità di guarigione, ma c’è comunque la possibilità di “vivere” se si riesce a vedere l’uomo e non solo la malattia. Da non perdere, in particolare per i medici. Infine un libro di Camilleri “Il gioco degli specchi”, un libro lontano da quelli a cui eravamo abituati, in cui si ritrova l’Autore soltanto nelle pagine finali, ma che volete, ormai sono affezionata al Commissario Montalbano e ai personaggi che lo circondano e mi fa sempre piacere ritrovarli nella lettura! Un abbraccio caro a tutte. Rosa

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