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venerdì 16 gennaio 2009



care amiche, dopo aver iniziato "Il taccuino d'oro " di Doris Lessing ho interrotto la lettura perchè mi risultava di scarso interesse. Per caso, durante una fila alle Poste, ho acquistato, della stessa autrice, "l'abitudine di amare", una raccolta di racconti che mi sta risultando molto più piacevole.

Appuntamento al 26 gennaio. Ciao Gloria

2 commenti:

lucia ha detto...

Il giorno che Gloria ha preso " Il Taccuino d'oro " io ho scelto dopo ardua verifica " Se gioventù sapesse " . Non male . A presto. Lucia

Rosa ha detto...

Care amiche come vi avevo anticipato ho scelto tra le opere di Doris Lessing “Il diario di Jane Somers” ed il suo seguito “Se gioventù sapesse”. Belli entrambi, ma il primo (forse perché si trattava di una “rilettura”) mi è piaciuto di più. Uno sguardo davvero acuto, intriso di un crudo realismo, sul mondo degli anziani e sul mondo borghese, egoista ed indifferente, che non si rende conto della solitudine e della sofferenza che c’è intorno a sé. Due mondi enormemente distanti quelli di Janna e di Maudie: al primo, centrato sul successo, la perfezione del corpo, l’esteriorità, il benessere, l’indipendenza, si contrappone il secondo con la miseria, la sporcizia, il deterioramento progressivo del corpo, la fatica nel compiere i più semplici atti della vita quotidiana, la dipendenza da tutto e da tutti. Eppure questi due mondi ad un certo punto, per caso, si incrociano e Maudie entra prepotentemente nella vita di Janna che, grazie a questa difficile esperienza, in cui Maudie non vuole solo assistenza, ma una relazione, un rapporto tra due persone con la propria dignità, per la prima volta vedrà la realtà della vita e non soltanto un modello stereotipato e ritroverà se stessa. Per Janna Maudie è come uno specchio in cui riesce finalmente a vedersi per la prima volta e d’altra parte forse esse non sono poi così lontane come potrebbe sembrare, entrambe, anche se in modo diverso, sono profondamente sole.
Anche “Se gioventù sapesse”(ma forse il titolo originale, “If the old could” rende meglio l’essenza del libro) è un libro duro, centrato sulla non possibilità, sulla mancata potenzialità. Janna cerca in qualche modo di ripetere il suo passato per poter essere quello che non è stata: assiste un’anziana (si tratta di un rapporto molto diverso rispetto a quello con Maudie del precedente romanzo) per riparare l’aver trascurato la madre, ospita la nipote Kate, come ha fatto con l’altra nipote Jill, ma soprattutto cerca di vivere la sua storia d’amore con Richard differentemente da come aveva fatto con il marito. Ma è tardi, non si può vivere ciò che si è perso. Janna è come bloccata nella fotografia che la ritrae da giovane, ma la vita è andata avanti, la vecchiaia si profila davanti a lei con i rimpianti, la nostalgia, la solitudine, le sue limitazioni. La bellezza sta svanendo, la gioventù non c’è più. Una gioventù che non sa, non riesce a comprendere quali sono le cose per cui vale veramente la pena lottare e quindi non riesce ad essere felice. Il rischio invecchiando è di voltarsi indietro e vedere una vita vuota, impeccabile e perfetta, ma inesorabilmente vuota: Janna non può più tornare indietro e non le resta che lasciar insinuare nella sua vita ad uno ad uno gli innumerevoli piccoli e preziosi piaceri che consolano la sua solitudine.
Ciao, a lunedì
Rosa